Oli di semi industriali: un pericolo per la tua salute

Oggi parliamo di oli di semi industriali e salute. Come probabilmente già sai, le malattie croniche nelle nazioni industrializzate sono sempre più frequenti e la causa è da ricercare nell’alimentazione scorretta di milioni di persone, soprattutto nell’utilizzo di abbondanti carboidrati raffinati. C’è però un altro alimento, comunemente consumato da tutti, che danneggia il nostro organismo quanto altri nocivi ingredienti: si tratta dell’olio di semi industriale.

Contrariamente a quanto ci è stato detto, gli oli di semi industriali come la soia, la colza e l’olio di mais non sono “sani per il cuore” o comunque benefici per il nostro corpo e il nostro cervello. Una combinazione scandalosa di donazioni a organizzazioni mediche, ricerche scientifiche discutibili e affermazioni di marketing non comprovate hanno portato a classificare gli oli industriali come sani per il cuore. In effetti, molte ricerche indicano invece che questi oli ci stanno facendo ammalare.

Cosa sono gli oli di semi industriali

Si tratta di oli altamente lavorati dall’industria estratti dai semi di soia, di mais, di colza (fonte dell’olio di canola), di semi di cotone, di vinacciolo e di cartamo.

Originariamente utilizzati nel processo di fabbricazione del sapone, questi oli sono finiti nei nostri piatti in tempi alquanto recenti – all’inizio del 1900 – ed è quindi lecito chiedersi per quale motivo questo è accaduto.

L’olio di cotone, inizialmente utilizzato per creare il sapone, venne presto sostituito a favore di nuovi e più efficaci prodotti per la preparazione di questo prodotto e venne relegato a una sorta di “rifiuto tossico”. Nonostante questo, i produttori di sapone avevano compreso che grazie a un processo di alterazione chimica dell’olio di cotone detto “idrogenazione”, lo stesso poteva essere trasformato in un grasso di cottura solido simile al lardo. Da quel momento, siamo agli inizi del 1900, un olio precedentemente classificato come “rifiuto tossico” divenne parte integrante della dieta americana. Presto, altri oli vegetali seguirono. Come la soia, negli anni ’50 negli Stati Uniti considerata come l’olio vegetale più popolare del paese, ma anche gli oli di colza, mais e cartamo che seguirono poco dopo e, negli ultimi anni, quello di vinacciolo.

Il basso costo di questi oli da cucina, combinato con il marketing strategico da parte dei produttori, li ha resi estremamente popolari nelle cucine americane e poi di tutto il mondo,  anche se il loro uso non ha precedenti nella storia umana.

Come si ottengono gli oli di semi industriali?

Per essere idonei al consumo da parte delle persone, gli oli estratti da soia, mais, semi di cotone, semi di cartamo e semi di colza subiscono un processo ben poco naturale: devono infatti essere raffinati, sbiancati e deodorati (per coprire l’odore rancido).

Dopo essere stati raccolti, i semi:

  • vengono riscaldati a temperature estremamente elevate causando l’ossidazione degli acidi grassi insaturi nei semi e creando sottoprodotti nocivi per la salute umana e animale.
  • vengono quindi elaborati con un solvente a base di petrolio per massimizzare la quantità di olio estratto da essi.
  • vengono deodorati con prodotti chimici per coprire l’odore sgradevole che hanno naturalmente, producendo grassi trans notoriamente dannosi per la salute umana.
  • infine, vengono aggiunti più prodotti chimici per migliorare il colore degli oli di semi industriali.

Questo tipo di lavorazione, oltre a creare un olio privo di sostanze nutritive, comporta necessariamente la presenza di residui chimici, grassi trans e sottoprodotti ossidati nel prodotto finale che poi finisce nelle nostre cucine e come ingrediente di tanti prodotti confezionati – anche quelli biologici.

Perché gli oli di semi industriali sono pessimi per la tua salute

Se si analizza la storia degli oli di semi industriali e il modo in cui vengono prodotti e utilizzati, è facile capire per quale motivo sono così dannosi e nocivi.

  1. Secondo i ricercatori, innanzitutto, il consumo di questi oli non si accorda all’organismo che non è progettato per un consumo così massiccio di queste sostanze. Questa situazione, insieme all’utilizzo smodato di carboidrati raffinati porta a uno sfasamento evolutivo contrario alla nostra natura e alla nostra genetica con la conseguenza di farci ammalare di più.
  2. Gli oli di semi industriali hanno un rapporto sbilanciato fra Omega-6 e Omega-3. Entrambi questi grassi polinsaturi non vengono prodotti autonomamente dall’essere umano, pertanto vanno consumati nella dieta, ma occorre mantenere un equilibrio fra i due acidi grassi per evitare la preponderanza degli Omega-6 ampiamente contenuti negli oli di semi industriali che danno origine a fenomeni infiammatori anche cronici all’interno dell’organismo.
  3. Gli oli di semi industriali sono altamente instabili e si ossidano facilmente dopo l’esposizione a calore, luce e input chimici creando due sostanze nocive: i grassi trans, ben noti per la loro capacità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2, e i perossidi lipidici, sottoprodotti tossici che danneggiano il DNA, le proteine e i lipidi delle membrane in tutto il corpo, favorendo inoltre l’invecchiamento e lo sviluppo di malattie croniche.
  4. Come già accennato, sono pieni di additivi sintetici per scongiurare l’ossidazione e l’irrancidimento. Questi additivi hanno effetti cancerogeni ed endocrini e potrebbero anche favorire lo sviluppo di allergie alimentari.
  5. Gli oli di semi industriali provengono da piante geneticamente modificate come mais, soia, cotone e colza. Le colture geneticamente modificate non sono ancora state sottoposte a studi approfonditi in merito alla loro sicurezza a lungo termine.
  6. Questi oli vengono spesso ripetutamente riscaldati dai ristoranti e dai cuochi in generale, riducendo i costi ma amplificando gli effetti dannosi e tossici dell’olio industriale. Fra l’altro, il riscaldamento ripetuto di oli di semi industriali esaurisce la vitamina E, un antiossidante naturale, mentre induce la formazione di radicali liberi che causano stress ossidativo e danneggiano il DNA, le proteine e i lipidi in tutto il corpo. Ecco perché gli oli di semi industriali riscaldati ripetutamente sono associati a pressione alta, malattie cardiovascolari e danni intestinali e al fegato.

Inoltre, contrariamente a quanto ci hanno detto molte organizzazioni sanitarie da anni, gli oli di semi industriali sono associati a una varietà di problemi di salute, fra i quali: asma, malattie autoimmuni, problemi cognitivi e mentali, diabete e obesità, malattie cardiache, IBS e IBD, infiammazione dell’organismo e infertilità, degenerazione maculare e osteoartrite.

Attenzione a cosa metti in tavola

Ci sono dunque abbastanza motivi per evitare gli oli di semi industriali, eliminandoli dalla tua dieta e dalla tua dispensa per sempre. Dovresti anche evitare di mangiare cibi raffinati e biologici che ne contengono spesso grandi quantità e anche carne proveniente da animali alimentati a cereali, che purtroppo accumulano i sottoprodotti tossici degli oli di semi industriali.

Per quanto riguarda il giusto apporto di acidi grassi Omega-6, potrai comunque assicurartelo con alimenti naturali come noci, avocado, olio extravergine di oliva, carne grass fed, tuorlo d’uovo e pesce.

Infine, prediligi e utilizza esclusivamente i grassi che i nostri antenati hanno usato per migliaia di anni: l’olio extravergine d’oliva, primo fra tutti, in grado di promuovere la salute grazie alle sue facoltà cardioprotettive, ma anche l’olio di cocco, il burro, incluso quello chiarificato e, anche il lardo, da utilizzare al posto del burro in caso di intolleranza al latte e ottimo apportatore di vitamina D.

 

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Kulmalukko
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