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Autismo e asse intestino-cervello: quali sono i collegamenti

 

Il disturbo dello spettro autistico (ASD) compare solitamente nella prima infanzia e dura per tutta la vita dell’individuo. È un disturbo che comporta una serie di condizioni dello sviluppo neurologico che influenzano la comunicazione e il comportamento con gli altri.

Oltre alle problematiche nei rapporti sociali, gli ultimi studi dimostrano che nell’autismo sono presenti:

  • infiammazione cronica,
  • problemi gastrointestinali
  • cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale (alterazioni quattro volte maggiori rispetto a individui sani).

Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato che il disturbo dello spettro autistico è legato a situazioni di deficit immunitari e a una maggiore produzione di citochine infiammatorie e citochine Th2. Questo spiega come mai le allergie alimentari e le esofagiti siano spesso riscontrate nei pazienti con ASD).

ASD e allergie: cosa c’è di vero

In generale, un’allergia alimentare è considerata un’ipersensibilità di tipo 1, cioè una risposta immunitaria mediata da IgE a proteine ​​alimentari innocue.

Un’intolleranza alimentare è una reazione a uno o più alimenti parzialmente digeriti.
Un’allergia alimentare è una reazione immunitaria negativa che può verificarsi in seguito all’esposizione a specifici componenti alimentari.

Nella prima fase dell’allergia o delle reazioni di ipersensibilità di tipo 1 avviene una sensibilizzazione all’allergene alimentare (fase di sensibilizzazione).

Durante questa fase, gli allergeni attraversano la barriera mucosa intestinale e si sviluppano in cellule Th2. Le cellule Th2 inducono le plasmacellule a produrre anticorpi IgE.

Nel momento in cui avviene una seconda esposizione allo stesso allergene, si verifica la reticolazione delle IgE legate ai mastociti.
Questo provoca il rilascio di numerosi mediatori tra cui istamina, citochine e triptasi, causa diretta della maggior parte dei sintomi intestinali in soggetti allergici come nausea, vomito, crampi e diarrea.

È stato dimostrato che le allergie alimentari vengono riscontrate più spesso negli individui autistici rispetto alla popolazione generale.
È stato comprovato che i bambini autistici hanno livelli sierici più alti di IgA, IgG e IgM specifici per le proteine ​​del latte vaccino rispetto a individui sani. Inoltre, i bambini autistici che vengono sottoposti a una dieta priva di latte vaccino hanno mostrato un miglioramento nei sintomi comportamentali.

Autismo: come si relaziona questo disturbo con l’intestino?

È stato dimostrato da diversi studi che l’attivazione dei mastociti è maggiore nei pazienti con Autismo, con conseguente elevato rilascio di mediatori infiammatori e neurotossici che, a loro volta, potrebbero contribuire allo sviluppo di fenotipi autistici.

I mastociti possono anche influenzare il comportamento attraverso un’interazione diretta tra mastociti stessi e neuroni, che hanno luogo nel cervello e nell’intestino.

Uno studio condotto da Theoharides dimostra che il 15% delle persone che ha sofferto di mastocitosi ha mostrato comportamenti anomali, come:

  • problemi di concentrazione,
  • riduzione della capacità di attenzione,
  • compromissione della memoria,
  • irritazione e distrazione.

Tutti questi sono comportamenti simili a quelli riscontrati nell’ASD. Questo suggerisce che l’iperattivazione dei mastociti – come quella che si verifica durante le reazioni allergiche – potrebbe essere uno dei meccanismi alla base della relazione tra allergie alimentari e comportamento associato all’ASD.

Il potenziale coinvolgimento dell’iperattivazione dei mastociti nell’indurre il comportamento associato all’ASD è ulteriormente supportato da studi che dimostrano che l’iperattivazione dei mastociti è associata a una maggiore permeabilità intestinale; è frequente infatti che ne soffrano proprio le persone con ASD.

Carenze nutrizionali, problemi digestivi e ASD: dov’è il collegamento?

Il legame tra problemi digestivi e autismo è innegabile ed è correlato principalmente a:

  • problemi infiammatori intestinali
  • reflusso acido all’interno del tratto gastrointestinale.

Questo legame tra l’asse intestino-cervello e ASD provoca nei bambini un rischio di carenze nutrizionali, che possono aggravare i problemi cognitivi già presenti e influenzare in negativo le risposte immunitarie.

Ma anche i fattori vissuti durante la prima infanzia possono svolgere un ruolo nello sviluppo del disturbo dello spettro autistico. Lo studio cita tra i fattori scatenanti la dieta prenatale e postnatale.

L’asse intestino-cervello ha un profondo legame con l’autismo.

Problemi comportamentali, digestivi, infiammatori e immunologici svolgono tutti un ruolo importante all’interno del sistema nervoso. Mentre sappiamo che gli psicobiotici (batteri produttori di neurotrasmettitori) possono essere di aiuto con la composizione microbica e le interazioni cerebrali, possiamo dire lo stesso degli aminoacidi?

Gli aminoacidi nell’autismo e la proteina mTOR

Poiché i mastociti e i linfociti T vengono attivati ​​in modo anomalo in individui con ASD, uno studio suggerisce che la loro iperattivazione è collegata ai sintomi associati all’autismo. Ecco perché le allergie alimentari possono rappresentare un nodo importante legato ai sintomi e ai comportamenti associati all’ASD, insieme a una maggiore permeabilità intestinale.

Come utilizzare gli aminoacidi per risolvere i problemi digestivi?

L’attivazione di mTOR – proteina che regola la crescita, la proliferazione, la motilità e la sopravvivenza delle cellule, con un ruolo rilevante nella sintesi proteica – è riportata frequentemente nei casi di autismo.

È una situazione che si presenta anche in chi soffre di molti altri problemi di salute, come l’insulino-resistenza o i tumori, ed è sempre più studiata per gli effetti generali che ha sulla salute, sulla funzione cerebrale e sulle cellule immunitarie. Le mutazioni nei geni correlati al percorso mTOR sono ampiamente associate all’ASD.

Mentre inizialmente per trattare queste mutazioni si può optare per un percorso farmacologico, i gravi danni al sistema immunitario possono rendere gli inibitori di mTOR una soluzione estrema a cui ricorrere.

L’alimentazione come possibile soluzione

Un approccio decisamente più sicuro può essere quello basato sull’alimentazione e sull’utilizzo di aminoacidi e Alfa Lattoalbumina. Gli aminoacidi infatti promettono un effetto incoraggiante e svolgono un eccellente lavoro nel modulare la funzione delle proteine.

Sebbene la ricerca in questo senso non sia ancora considerata conclusiva, sembra che i trasportatori dell’amminoacido entrino attraverso la membrana plasmatica e attivino un complesso multiproteico a livelli appropriati.

Uno studio ha dimostrato che una dieta a base di aminoacidi proposta a individui affetti da autismo è stata in grado di normalizzare o ridurre la segnalazione di mTOR, riducendo i comportamenti ripetitivi e migliorando le interazioni sociali.

Altrettanto importante da segnalare è che i potenziali problemi nel cambiamento dietetico offerto non producono i gravi effetti collaterali che i dosaggi di rapamicina hanno invece precedentemente dimostrato. Tuttavia, gli studi rilevano che sono ancora necessari studi clinici per verificare gli effetti di una dieta specifica.

Gli aminoacidi possono essere usati per migliorare i sintomi dell’autismo?

Sembra davvero probabile. Numerosi studi hanno indicato la riduzione dell’infiammazione un mezzo efficace per migliorare i sintomi dell’autismo. Questa evidenza testimonia ulteriormente quanto sia importante il microbioma intestinale nel disturbo dell’autismo.

Se usate correttamente, le combinazioni di aminoacidi possono essere utili per combattere quindi le infiammazioni correlate.

Al contrario, alcune prove indicano che una quantità ridotta di aminoacidi possa andare a discapito della produzione di anticorpi. Immunologicamente parlando, sembra che alcuni aminoacidi riducano la risposta infiammatoria e aiutino nella produzione di anticorpi.

Con la giusta alimentazione, quindi, potremmo:

  1. Ridurre la risposta infiammatoria nel sistema immunitario;
  2. Abbassare l’infiammazione intestinale, ottimizzando la barriera epiteliale e portando quindi a una integrità delle pareti intestinali.

In conclusione, l’asse intestino-cervello è un fattore significativo nei pazienti affetti da ASD

In conclusione, anche se gli studi menzionati sono piuttosto completi nel rafforzare le convinzioni su cui si basano, c’è ancora molto da fare.
L’asse intestino-cervello è un fattore significativo nei pazienti affetti da ASD. Al di fuori delle problematiche comportamentali proprie di questi individui, un problema a livello di intestino può aggravare i sintomi in corso associati a soggetti con autismo.

Certamente, la correzione di uno squilibrio nei batteri intestinali può influire positivamente non solo sul comportamento, ma anche sull’infiammazione e sui sintomi digestivi.

Se somministrati correttamente, gli aminoacidi rappresentano una grande promessa di riuscire a trattare lo squilibrio dell’asse intestino-cervello in soggetti con autismo, ma con molti meno effetti collaterali rispetto a quelli derivanti dai farmaci con rapamicina.

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